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mercoledì 10 gennaio 2018

Una settimana con la 1.6 MJT 120 Dct [Day 3]

Fiat Tipo SW - Una settimana con la 1.6 MJT 120 Dct [Day 3]

Dopo la Fiat 500X, anche la famiglia della Fiat Tipo beneficia della linea S-Design, per chi cerca qualcosa in più dal punto di vista estetico e funzionale. Infatti, sulla Tipo 1.6 MJT 120 Dct SW del nostro Diario di bordo sono diverse le novità: esclusiva tinta grigio Metropoli pastello, ampia calandra in nero lucido (incluse prese d’aria e calotte specchi), gruppi ottici bi-xeno optional, all’esordio sul modello. Il nostro esemplare, poi, monta cerchi da 18” diamantati (di serie ci sono i 17” neri), che offrono un bel colpo d’occhio. I vetri posteriori oscurati e le maniglie porta in tinta carrozzeria completano l’esterno. Anche l’abitacolo è stato rivisitato, con rivestimenti di pelle su volante e pomello cambio, la plancia che si distingue per dettagli in nero lucido e una fascia di colore grigio Tecnico che avvolge l’abitacolo. Quanto all’infotainment, è di serie l’Uconnect Radio Tablet da 7”, con monitor touch capacitivo. Il prezzo della Tipo 1.6 MJT da 120 SW S-Design con cambio doppia frizione Dct è di 24.740 euro. Il Pack S-Design, che include fari bi-xeno, cerchi da 18”, sedili di pelle nera e Airtex, sedile destro regolabile in altezza, poggiabraccia posteriore e regolazione lombare lato guida, costa 1.500 euro.

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Cerchi da 18" e doppia frizione [Day 1]. Mi sono fatto una certa cultura, sulle Fiat Tipo, grazie a due Prove su strada: quella della berlina cinque porte 1.3 MJT sull’Edizione straordinaria di luglio 2016 e quella della 1.6 MJT SW, sul numero successivo. La compatta italiana mi è quindi familiare - scusate il gioco di parole - ancor più in questa spaziosa e versatile variante station 1.6 MJT 120 CV S-Design, equipaggiata col cambio a doppia frizione Dct a sei marce. In realtà, al di là delle specifiche estetiche, su cui torneremo nei prossimi giorni, hanno attirato la mia attenzione la gommatura da 18 pollici e l’abbinata 1.6 diesel-cambio Dct. Per quanto riguarda il primo punto, non per questo la Tipo SW diventa una sportivetta: la mission, qui, resta sempre quella di portare quattro o cinque persone, con relativi bagagli, lontano e in modo confortevole. In ogni caso, la ribassatura 40 dei 18” (non catenabili e parte di un pacchetto optional) rende la Tipo più precisa in fase di inserimento in curva e regala un appoggio efficace anche in velocità, riducendo parecchio il rollio. Certo, la station diventa un po’ più secca sugli ostacoli brevi, come tombini e rotaie (qualcosa di simile accadeva al retrotreno con i 17”), senza perdere, però, le doti di confort del modello. Secondo punto: il doppia frizione a sei marce si sposa bene con la coppia del turbodiesel, quindi in Drive la marcia risulta briosa e gradevole, con qualche ruvidità che arriva dal motore, a freddo e dopo i 4.000 giri. Non ci sono paddle al volante - poco male - e se proprio si vuole cambiare in manuale, si può sfruttare il selettore, con la scalata correttamente prevista in avanti. Sul selettore, inoltre, si nota un po’ di gioco tra una posizione e l’altra. Il Dct tende a tenere abbastanza le marce, spaziate tra loro: e, quando serve, il kick-down è adeguato, anche se non dei più reattivi. Andrea Stassano, redazione Autonotizie

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Confort e praticità [Day 2]. "La Tipo fa schifo". Ricordo perfettamente che titolava così un giornale satirico della fine degli anni 80 o dei primi 90… E proseguiva con disegni e descrizioni piuttosto divertenti della media Fiat di quel periodo, una best seller che, invece, di qualità ne aveva parecchie, a partire da un’abitabilità, soprattutto posteriore, fuori del comune (posso testimoniarla, avendoci fatto lunghi viaggi con cinque persone a bordo). Dunque, al di là dei luoghi comuni e delle facili battute (del resto, era quella anche l’epoca dei "Dunaraduni", i meeting dedicati alla Fiat Duna, altro agevole bersaglio per le penne velenose del tempo), la Tipo di allora era un’auto pratica, comoda e intelligente. Esattamente come quella di oggi, mi viene da dire. Che è il frutto di un’operazione lungimirante, visto che, stando ai dati (Unrae) è il terzo modello più venduto d’Italia, alle spalle solo delle immarcescibili Panda e Ypsilon. E guidando questa station wagon diesel automatica, capisco subito perché. Ha tutto quello che serve e forse anche un po’ di più. Dando per scontate le virtù (e qualche difetto, come una certa rumorosità a freddo e alle basse andature) del turbodiesel e del cambio automatico (brusco, in qualche passaggio, ma complessivamente gradevole), oggi per me imprescindibile su un’auto del genere, quello che apprezzo subito è il sedile del guidatore, dotato di un sostegno lombare che sembra sagomato su misura della mia schiena, ma che credo offra confort adeguato a chiunque si metta al volante. Poi, come su altri recenti modelli della FCA, mi piace molto la facilità con la quale, senza staccare le mani dalla corona, grazie ai tastini posti sul retro (d’accordo, una volta scoperti…) si può cambiare stazione della radio e regolare il volume dell’audio, in condizioni di assoluta sicurezza anche mentre stai affrontando, per dire, un tornante. Minuzie, certamente, ma la qualità della vita a bordo di un’auto dipende anche da dettagli come questi. O dalla funzione City dello sterzo, presente pure su questo modello e forse più utile in manovra, date le dimensioni, di quanto non lo sia, per dire, su una Panda. Tutte cose che dimostrano come la Tipo del nuovo millennio sia rimasta fedele al Dna di questo modello, pratico, sobrio e intelligente. Emilio Deleidi, redazione Attualità e inchieste


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Un segmento competitivo [Day 3]. Lascio per un attimo da parte l'analisi della station torinese, per un breve excursus sul segmento delle station compatte, in questi ultimi anni sempre più affollato e competitivo. Fra le rivali ci sono le versioni familiari delle coreane Hyundai i30 e Kia cee'd, la Ford Focus, l'Opel Astra, la Renault Mégane, la Seat Leon, la Toyota Auris e la Volkswagen Golf. Per quanto riguarda il bagagliaio, uno degli aspetti di maggior interesse per questa categoria, l'italiana è sicuramente fra le prime, con una capienza massima dichiarata compresa fra i 550 e 1.600 litri. In configurazione base è superata solo da Mégane (580 litri), che però è più lunga di 6 cm, Leon (587 litri), che comunque non è altrettanto spaziosa (1.470 litri) una volta abbattuto il divano posteriore - che sulla Tipo consente di ottenere un piano di carico quasi perfettamente livellato - i30 (602 litri) e Golf (605 litri). Ho provato anche ad accomodarmi dietro, dove tre adulti stanno comodi, con uno spazio più che discreto per le ginocchia e sopra la testa (solo il passeggero centrale è un pelo più sacrificato da questo punto di vista). Sei gli allestimenti opzionabili (Pop, Easy, S-Design, Lounge, Easy Business e Business) e tre le motorizzazioni: il 1.4 T-Jet a benzina (da 95 e 120 CV) e bifuel (benzina-Gpl, da 120 CV), il 1.3 MJT da 95 CV e il 1.6 MJT da 120 CV, con prezzi compresi fra i 17.500 euro della 1.4 SW Pop e i 25.400 della 1.6 MJT S&S DCT SW Business. Alessandro Carcano, redazione Online

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